IL GRANDE NORD

Cercherò di essere breve per non tediare gli amici motociclisti, ma conoscendomi non credo che ci riuscirò, questo viaggio è stato emozionante e pieno di sorprese, sono tornato strafelice di aver visitato luoghi in parte già visti, il bello di questi viaggi non è mai solo ciò che vedo, ma come mi capita di viverli.

Dopo Marocco, Siria e Giordania degli anni scorsi, quest’anno vado al freddo, si va su a Gamvick, cioè il vero capo nord dell’europa (nordkapp infatti è su un’isola), ma passando dalla russia. Parto come sempre preparato culturalmente ma senza nessuna prenotazione, tranne i pernotti relativi ai primi due giorni a SanPietroburgo, necessari per avere almeno invito e visto per entrare nella grande superpotenza. Mi fermerò dove strapiffero avrò voglia, anche se un’itinerario di massima l’ho pianificato

Si parte con il bisonte carico di bagagli e io di preoccupazioni, reggerà il pullman alle carrettiere della Carelia, è il suo grande battesimo, ce la farà a fare più di 1.000 km in un giorno senza stracciare tutto ciò che indossa? Si vedrà..

partenza

Beh, qui rispondo subito, primo giorno 1.267 km, Reggio-Berlino, scendo fresco come una rosa, contentissimo per la comodità del viaggio. La frau mi prepara una schnitzel mit pommes frites e vai alla grande a nanna.

La Polonia, se fatta in attraversamento, è un po’ pallosa, niente autostrade ma statali, 700 km di prati e boschi, i koleini (solchi piuttosto profondi sulla carreggiata creati dalla pesantezza dei camion e dalla scarsa qualità dell’asfalto) mi danno parecchio da fare, la gold, supercarica, è pesante e sono piuttosto teso, però è domenica e ci sono pochi camion.

In lituania mi avvicina un ragazzo alto 2 mt, mi chiede della moto, poi gentilissimo si offre di accompagnarmi ad un hotel economico. Lì per lì non ci penso e accetto felice di trovare persone che mi aiutano, mi porta in un casermone ex-fabbrica, ora hotel economico (10 euro x dormire in un loculo, contro i 30 euro degli hotel in giro), poi mi chiede 50 euro per l’aiuto!! Mi dice che è senza lavoro, a momenti ci casco ma alla fine dopo una bella discussione il tipo scappa. Resto in città e trovo per 35 euro in un posto bellissimo con deliziosa cenetta annessa.  Auff…bene così!

In lettonia prima multa: mi beccano col tele laser a 126 col limite ai 90, niente da fare, ho torto e devo pagare. Ma stavolta tratto ed evito il verbale, che mi avrebbero tranquillamente fatto; il tipo s’intasca una cifra ridicola e io riparto. In totale mi fermeranno altre 4 volte (sempre in russia), 3 le evito e una pagherò, la tranquillità e la disponibilità sono fondamentali in qs casi, anche se ho notato che rispetto a 6 anni fa sono diventati più perentori, è difficile evitare di pagare, io sono stato anche fortunato.. La corruzione della militja (polizia) impera, io però se ho ragione piuttosto che pagare mi fermo anche un’ora, per me è una questione di principio.

Al confine lettone-russo l’evento più negativo di tutto il viaggio. Arrivo alle 10.00 di mattina, teso perché entro sera devo essere a SanPietroburgo al motel prenotato, 400 km di russia più in là, e non so quanto tempo ci vorrà in frontiera. Prevedo 3-4 ore. Passo tutte le macchine (600 mt di fila, poca roba) e arrivo al primo gabbiotto. Verboten, riposizionarsi dietro la fila. Ma come?! Non vogliono sentir ragioni. Inversione col bisonte (che non è come dirlo) e mi metto dietro 12 macchine (vanno avanti a 4 a 4). Per far passare queste 12 macchine ci mettono quasi 2 ore, roba da non crederci ma è così. I lettoni stanno tranquilli nelle loro macchine, mi fanno cenno di passargli davanti tranquillamente e li ringrazio. Quando arrivo è cambiato il graduato e tiro un sospiro di sollievo. Ma il tipo, che aveva ricevuto indicazioni, mi fa fare nuovamente dietro front: dall’anno scorso sono cambiate le disposizioni, o dietro a tutti o non passeremo mai. Ho capito come fanno: visti i tempi biblici, ogni tanto (diciamo ogni ora) arriva un funzionario della dogana con estrema calma e si annota a penna su un foglio tutte le targhe così come sono nella fila, per una decina di macchine, per cui hanno già nel gabbiotto la disposizione dei veicoli. Se i lettoni mi fanno passare, quando arrivo io si aspettano prima di me le altre targhe, e mi fanno tornare indietro!

Verso mezzogiorno coi fumi nel cervello mi metto dietro a tutti anche a quelli che erano dietro di me, ed inizia un estenuante attesa per fare questi 600 mt. La gente spinge la macchina senza accenderla, c’è chi dorme, chi pranza, chi tiene il posto per altri che arrivano ore dopo e passano, uno addirittura si è portato dietro un violino e si mette a suonarlo…meno male che c’è il sole altrimenti avrei preso ore e ore d’acqua.

12 ore di attesa

Alle 22.30, ormai col buio, entro in russia senza né parole né pensieri per la testa, il vuoto assoluto, SanP e la mia prenotazione sono a 400 km e non conosco ne vedo l’asfalto che dovrò percorrere. Dentro di me giuro che il primo poliziotto che vedo che mi fa cenno di fermarmi, lo stiro, e non scherzo, mi si è chiusa la vena e devo solo pregare di non avere disavventure perché ogni minuto passato i questa giornata maledetta ha contribuito a farmi montare una carogna tale che ora sono un’altra persona purtroppo

Ovviamente sono pure in riserva, e qui i paesi sono uno a 60 km dall’altro. Queste strade russe quasi sempre presentano tratti sterrati o buche devastanti, la gold wing è la moto perfetta per spaccare tutto se ci cado dentro, ma è buio e non vedo la strada quindi non ci penso neanche, faccio i primi 80 km a 140 all’ora alla faccia della riserva e dell’asfalto, devo scaricare la tensione, per miracolo va tutto bene, non c’è in giro nessuno e trovo un distributore aperto anche di notte, così posso far bere il mio cammellone e ripartire. Passo anche per Pskov, dove nel 2004 assistetti ad un grave incidente, e riconosco l’incrocio maledetto. Alle 3.30 di notte arrivo a SanP, bellissima anche col buio, trovo l’albergo e la mega stanza e posso far riposare e mettere al sicuro tutto. E’ andata bene, grazie al mio angelo protettore

San Pietroburgo è una delle città più interessanti che abbia mai visitato. E’ un piacere tornarci. Gli spunti sono tanti e diversi, l’hermitage, secondo museo europeo  dopo il Louvre, è notevole, come la chiesa del sangue versato, e la cattedrale di Sant’Isacco. Passeggiare sulla prospettiva Nevsky, dove alcuni personaggi molto famosi hanno vissuto, ha un sapore particolare, mischiando il vecchio al nuovo. Le residenze imperiali intorno alla città sono l’elogio dell’eccellenza e delle grandi dimensioni,come amavano fare gli zar che si sono succeduti negli anni

C’è anche un po’ di Italia, l’architetto Rastrelli ha inciso parecchio sulla bellezza della città, e la cattedrale dei santi Pietro e Paolo è molto caratteristica. Purtroppo le visite alle chiese si pagano, e in tutti i posti i cittadini russi pagano da un terzo a un ottavo degli italiani. Se in Italia, con tutti i monumenti e le chiese e cattedrali che abbiamo facessimo pagare un biglietto, o differenziassimo il prezzo tra italiani e stranieri….

SanP – chiesa del sangue versato
SanP – Chiesa del sangue versato
SanP – Palazzo d’inverno
SanP – fiume Neva
SanP – fortezza di S. Pietro e Paolo
SanP – Petrodvorets
SanP – Petrodvorets
SanP – Petrodvorets
SanP – Tsarskoe Selo
SanP – piazza Dvortsovaya
SanP – Hermitage

Le ragazze russe, beh.. aehm.. quelle ve le racconto a voce..

Ma non perdiamoci in ciance, si va in Carelia, la terra che parte qualche centinaio di km più a nord di San P, e la prua del mio bisonte guarda Kizhi, un’isola su cui c’è un bellissimo monastero ortodosso tutto in legno.

Il posto è pieno di turisti, ma al contrario di San Pietroburgo quasi tutti russi, stranieri pochi. L’aliscafo vola sulle acque del lago Onega, il secondo più grande d’europa. Il primo, il lago Ladoga, è lì a fianco, e l’ho appena passato.

Carelia !

SALVE RAGA, SONO GUNTHER, IL GS 1100… UN SALUTO AL BISONTE GOLD WING… E RICORDATI CHE VIENI SEMPRE DOPO DI ME, TI AGGIUNGO UNA FOTO COME PROMEMORIA

Carelia, anno 2004
aliscafo per Kizhi
Kizhi
Kizhi

Una delle cose più belle in russia per me è il cielo,che a queste latitudini per via della curvatura terrestre diventa lunghissimo, e le nuvole tutte affiancate  sembrano appoggiate su di una lastra trasparente, moooolto suggestivo.

Sulla strada per Murmansk l’asfalto per chilometri e chilometri è disastroso, continue montagnette ripetute lunghe 15/20 cm che mi fanno sobbalzare in un moto perpetuo, e la moto mostra tutti i suoi limiti. In pieno rettilineo metto spesso in prima, le sospensioni per mia fortuna non hanno il dono della parola e il viaggio diventa un calvario infinito. Un gs sfreccia agli 80, e io penso al mio gunther che è a casa a gambe incrociate a leggere qualche rivista di moto, e che se la ride a crepapelle.

Di ritorno a casa il meccanico, che ha un figlio che fa motocross, mi dirà che sulla tole ondulè con la gold wing bisogna andare a manetta, altro che in prima, confermandomi per l’ennesima volta che non bisogna mai chiedere ai meccanici sull’affidabilità delle moto, è come chiedere ai gommisti quanto durano le gomme, il conflitto d’interessi è inevitabile. Per queste risposte, bisogna sentire chi utilizza i mezzi, come i grandi viaggiatori, o i tassisti

Il solito poliziotto mi ferma per bastonarmi per aver oltrepassato la linea bianca (dice lui), ma Alexander, un motociclista russo di Murmansk, che in precedenza mi aveva sorpassato, avendo visto la polizia ha previsto l’inculata e si è addirittura fermato ad aspettarmi, e mi toglie le castagne dal fuoco minacciando il poliziotto di farlo chiamare dal comando, che lui conosce bene (bugia). Il poliziotto mi riconsegna i documenti e mi lascia andare (fiiuuu..)

Ma il vero spettacolo arriva dopo: diventiamo amici, mi invita a casa sua, conosco la sua famiglia, prolungo la mia permanenza e passiamo due giorni stupendi nei quali mi fa visitare la città, conoscere gente, stare bene. Lo invito in Italia, se verrà sarò ben lieto di contraccambiare. Questo avvenimento, da solo, mi è valso tutto il viaggio.

Murmansk !
ingresso a Murmansk
Alexander
i palazzoni di Murmansk
la penisola di Kola

Riparto per la Norvegia sereno e felice, tra l’altro finora solo 1 ora di pioggia in 12 giorni. Ma il clima si riprenderà quanto mi ha concesso finora, e con gli interessi. In frontiera ci metto 1 ora, quasi non ho il tempo di pensare al calvario dell’entrata. Compro una stecca di Marlboro light a 12 euro (si dodici, avete capito bene, 20 pacchetti, in Italia costa € 4,80 a pacchetto).

Kirkenes mi accoglie con la prima pioggia seria, le strade belle e perfette della Norvegia (almeno a queste latitudini) sono la palla più grande che mi hanno raccontato,.

Asfalto scassato, deviazioni continue, d’altronde il freddo è uguale sia in russia che in norvegia, il risultato è che io con il bisonte faccio una fatica infinita, non è nato per queste strade.

Norvegia
verso l’infinito grande nord

Ma ecco Gamvick. Mi fermo in un ostello, ceno e aspetto le 23 per partire per il mio capo nord.

Non c’è un’anima in giro, all’una di notte c’è un discreto chiaro e l’atmosfera è surreale e suggestiva. Una pioggerellina leggera stile inglese, un faro, vento e malgrado la pioggia la luna c’è, e inquadra la grande distesa d’acqua del mare di Barents. Quando spengo la moto il silenzio è totale, di quelli che fanno rumore (chi l’ha provato sa cosa intendo). Si gela ma io sto bene, ho quasi caldo, aspettavo da parecchio questo momento. Scatto foto, gironzolo, non me ne voglio andare. I pensieri e le riflessioni mi vengono più facili, è bellissimo. Il faro illumina l’infinito e le tre roulottes decorate color panna assumono insieme a tutto il resto contorni sfuocati, tutto è relativo. La notte fatico a prender sonno, ma non è il chiarore della latitudine. Sono pacato, sereno, ragazzi, fate anche voi queste cose, credetemi, datevi il tempo di assaporare queste bellezze, in questi momenti si diventa anche più buoni

Gamvick, ore 23.30 !
una delle tre roulottes di Gamvick

Il giorno dopo la pioggia battente mi sveglia ticchettando sulla finestrella e mi accompagna a nordkapp, completamente diverso da Gamvick. Casello all’ingresso, camperisti, casino. Scatto le foto di rito, ma quanto son contento di essere stato a Gamvick, è tutta un’altra cosa. Anche qui la legge di Murphy si conferma. Lo sapevate che quando aspetti un sacco per fare la foto da solo, c’è sempre un pirla che ci infila il testone e te la rovina? Benissimo, è presente in quasi tutte le foto, la mia fortuna sta in quel “quasi”…

ingresso a Nordkapp

Nordkapp mi regala però una situazione molto bella: dormo a 13 km dal capo, a Skarsvag, in un minimotel dove oltre alla pioggia battente per tutta la notte sento gli zoccoli delle renne passeggiare tranquillamente sotto la stanza. Qui questi animali la fanno da padrone: gente poca, brucano l’erba in pieno villaggio e attraversano il paese come niente fosse, con le loro cornone gigantesche..temo un po’ per la moto parcheggiata in mezzo a loro, ma la devono prendere per una di loro, e si chiederanno come mai bruca l’asfalto e non l’erba, e inoltre sempre nello stesso punto…

Finalmente capisco cos’è una hytte: una casetta carinissima in un campeggio, con letti a castello, tutta in legno. Decorate con colori decisamente indovinati, fanno diventare i campeggi dei luoghi fiabeschi. Al contrario della russia, in norvegia nemmeno l’ombra di un poliziotto; in compenso ci pensano i cittadini a far rispettare la legge. Alexander mi aveva già messo in guardia, infatti su un tratto deserto supero una bmw (macchina), che mi lampeggia, mi insegue e mi blocca: esce uno scimmione che mi punta il dito a pochi cm dal naso e minaccia di telefonare alla polizia se non rallento… Il vikingo de noartri ha una bimba piccola in macchina, avrà 7/8 anni, bellissima, che guarda la scena spaventatissima …. Vorrei prenderla e darla ai servizi sociali! Lo lascio sbollire, prova ad offendermi in inglese, gli dico che non capisco, mi dice che invece capisco, gli dico che capisco solo che in auto ha una bimba piccola che vorrebbe scappar via…. Non sono riuscito a capire se era sbronzo o semplicemente arrabbiato con me

Norvegia
Norvegia
Moto + hytte

Tromso mi piace, piccola, carina, nel campeggio incrocio pure una comitiva di motociclisti italiani. La birreria Mack è molto bella, visitabile, ma soprattutto la birra è buona.

Tromso camping
ponte di Tromso
Tromso – arctic cathedral
Tromso – il porto
Tromso – birreria Mack
salute!

I panorami norvegesi sono veramente mozzafiato, vederli dal vivo non è come in fotografia, e la pioggia sebbene non smetta un attimo di farmi compagnia rende il tutto più vero. Le statali più importanti sono in alcuni tratti interrotte da traghetti, per cui alla fine l’acqua è ovunque.

bellissima Norvegia
bellissima Norvegia
bellissima Norvegia
bellissima Norvegia
arcobaleno
arcobaleno
arcobaleno

Alle Lofoten i panorami sono ancora più selvaggi, e riesco pure a cucinarmi un salmone che è la fine del mondo. Chi sta meglio di me?

Nisfjord
mah
Lofoten
il punto più estremo delle Lofoten
il lunghissimo crepuscolo norvegese

Dopo Trondheim, voglio fare assolutamente l’atlantic road, per cui mi dirigo verso kristiansund pronto per godermi i famosi ponti a curvatura elevata: il tutto si rivela una vera ciofeca, il ponte è solo uno, e mi domando la reclam dell’alfa come hanno fatto a farla: probabilmente la macchina va avanti e indietro sullo stesso unico ponte, bah..

Trondheim
Atlantic road
brrr..

Il rapporto con la gold  è sempre difficile; non riesco a fare le curve, sui tornanti mi devo quasi fermare e per fare le inversioni mi vuole un’area di parcheggio da camionisti. Mi sento incapace, la moto è pesante. Sui drittoni però la progressione è sempre pronta ed efficace, la moto protegge completamente e la comodissima sella con lo schienalino che di “ino” ha molto poco mi evitano qualsiasi principio di mal di schiena, anche in queste condizioni estreme di guida continua. Mi capita anche di fare 30 km di sterrato difficile per via di una deviazione, chiaramente piove a catinelle, ma non cado. Gli operai della strada guardano increduli il bestione che imperterrito avanza ma io non tolgo gli occhi dal sentiero

Dopo tanto peregrinare, tocca al geiranger fjord rimettermi in pace col mondo. Ci riesce benissimo! E’ secondo me il più bel fiordo della norvegia, dopo averlo sognato, gustandomi i tornanti della trollstigen (la strada dei troll) me lo trovo davanti di colpo, pieno di navi da crociera. Per attraversarlo parcheggio la moto e mi permetto pure il lusso di una minicrociera, i panorami sono eccezionali.

la “strada dei troll”
Trollstigen
Geiranger fjord
Geiranger fjord
ammiriamo il Geiranger
nave da crociera Costa Atlantica

Non voglio farmi mancare proprio niente, così scendo fino a Bergen. La cittadella è bellissima, il bryggen (porto) con le casette in legno sembra disegnato da un pittore, e mi polleggio per una giornata intera per le viuzze del porto, fermandomi al mercato e gustando il pesce locale. Continuo a scendere verso sud, e il chiarore notturno ma soprattutto la pioggia non smettono di accompagnarmi. In Italia ci sono 40 gradi e si soffoca, qui viaggio mediamente sui 16 gradi con le chiappe sempre a mollo.

Bergen – bryggen
Bergen – coppia sincronizzata
Bergen – mercato ittico
Bergen – porto
e tanti saluti

Basta, è ora di rientrare. Partenza presto, verso le 5.15, saluto Bergen mentre dorme ancora e dopo 500 km e due traghetti sono a Oslo. Ora le strade sono sempre belle, si fila veloci e la svezia scorre velocemente sotto le ruote. Alle 21 riesco a prendere il traghetto per la Danimarca, sotto un tramonto bellissimo e un cielo finalmente azzurro. Nella terra dei mulini non ci sono alberghi lungo l’autostrada, l’unico indicato dai cartelli è improponibile economicamente. Così proseguo con l’intenzione di trovare una zimmer in germania, se riesco ad arrivarci. Prendio il traghetto delle 23.30 e arrivio in terra teutonica dopo un’oretta ma a secco di benza. Devo uscire a chiedere, e dopo un certo affanno trovo la benzina all’una di notte. E’ già un paio d’ore che mi frulla un’idea in testa… è un po’ tardi per trovare da dormire…  che senso ha fermarmi per dormire poche ore e domani presto ripartire… e proseguo verso sud senza fermarmi. Viaggio tutta la notte, ogni tanto mi fermo a prendere un caffè e la mattina presto sono già quasi a Wurzburg, a metà della germania.

Alle 15.00 svalico le alpi ed ecco il caldo atroce dell’italia che m’investe. Mentre mi levo la tuta termica penso alle sere passate a mettere i guanti fradici sui caloriferi delle hytte, e in canottiera mi sparo Como-Reggio Emilia. Sai quando ti sembra di essere un reduce del vietnam anche se sai benissimo che quelli che ti guardano si domandano quanto pistola devi essere? Ecco, più o meno così….

Alla fine saranno 2.732 km senza mai fermarmi, roba da “mia nurmèl”, come dicono a Reggio, da non ripetere, ma da far almeno una volta. Con tante grazie alla gold, questa volta stupenda, col gs non so come sarei uscito da una performance del genere.

A casa, rincoglionito come non mai, mi sgrincio per bene e mi tuffo nel lettone, alle 21  sto già sognando chissà cosa, e ancora oggi mi domando se quella notte ho dormito sdraiato o… in posizione da motociclista.  Arrivederci alla prossima

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